UNICO INDIZIO UN FORO NELLA CONCHIGLIA
Ispirato all’articolo omonimo pubblicato su Aqva n. 3 del 15 luglio 1986
Qualche giorno fa si è parlato di una moria di vongole che ha interessato l’Alto Adriatico; in particolare le acque di Grado e di Marano sono state interessate da estese morie di novellame messo in mare tempo prima.
Le analisi dell’agosto scorso hanno evidenziato una perdita quantificabile attorno al 90%; ma c’è di più. Le valve delle vongole presentavano dei fori eterogenei, associati all’azione di uno o più predatori appartenenti a specie diverse.
In genere un foro perfettamente circolare che appare ben visibile sulle valve di vongole, telline, tartufi e cozze, è la testimonianza evidente di un sofisticato meccanismo di predazione messo in atto da altri molluschi cacciatori. Si tratta in genere di gasteropodi che pazientemente, dopo aver individuato la preda, si mettono all’opera scavando una parte della valva, sia raschiandola che con l’ausilio di sostanze corrosive.
Alcune specie come Natica hebraea, N. josephina e N. milleounctata predano quasi esclusivamente bivalvi dei generi Donax e Tellina, meno frequentemente i generi Mactra e Venus.
I predatori devono prima scovare la preda insabbiata, immobilizzarla (i molluschi infossati tendono a scappare movendosi e affondando ulteriormente nel sedimento), coprirla completamente con il piede e infine iniziare l’opera di ‘perforazione’.
L’immobilizzazione avviene sia grazie alla forza che il mollusco esercita con il proprio piede, sia grazie a sostanze mucose che letteralmente appiccicano e avvolgono la preda.
Poi il predatore comincia il suo lavoro. Poiché l’energia che dovrà spendere per perforare il guscio della sua preda è elevata, il pasto dovrà necessariamente compensare tale perdita. Quindi il foro è in genere praticato in prossimità di organi dall’alto contenuto proteico. E infatti il foro è praticato spesso in linea con la ghiandola digestiva e dell’apparato sessuale. In questo la specie Ocinebrina edwardsii è maestra. Sceglie accuratamente sempre la zona mediana anteriore delle valve delle cozze, dove appunto sono localizzati gli organi più...’succulenti’! Non si sa se la scelta è appresa per tentativi ed errori o si tratta di un comportamento innato e genetico-correlato.
Sopra, tre siti di perforazione preferenziale in a) Glycymeris glycymeris e b) Spisula subtruncata: U zona prossima all’umbone; C zona centrale; M zona marginale; VM margine ventrale. Immagine tratta da Carles Calvet - Borehole site-selection in Naticarius hebraeus (Chemnitz in Karsten, 1769) (Naticidae: Gastropoda)?
La fase di perforazione è complessa: con la proboscide estroflessa il predatore comincia a raschiare il punto prescelto con la sua radula lungo un arco di cerchio, come visibile nella figura sottostante:
Sopra, schema generale della tecnica di perforazione: i cerchi piccoli entro quelli più grandi rappresentano le fasi intermedie. Il cerchietto a linea tratteggiata indica il punto iniziale, quello a linea continua il punto di arrivo, infine quello a puntini è la fase di riposo ove il mollusco predatore secerne delle sostanze corrosive e mette appunto a riposo la radula.
L’arco di cerchio copre circa 20 °; la fase successiva prevede un periodo di riposo di 120 - 300 secondi, ove la proboscide viene ritirata e il punto da perforare viene coperto da un organo accessorio del piede: la ghiandola perforatrice, che emette sostanze che sciolgono il carbonato di calcio della valva della preda. Successivamente il piede viene spostato e di nuovo sostituito dalla proboscide e dall’opera di raschiamento della radula. Le fasi sono quindi due: proboscide e piede che si alternano in un arco di tempo che può essere lungo anche 60 ore.
Le tecniche di perforazione variano poi da specie a specie. Sotto, due figure che evidenziano il diverso modus operandi di due specie tipiche.
Sopra, a sinistra, esempio di foratura di una valva da parte di Natica alderi; a destra di Nucella lapillus.
Il pasto è garantito: attraverso il foro il predatore fa passare la sua proboscide e comincia il suo pasto. Quest’ultimo garantirà un’autonomia che va dai 5 ai 14 giorni: essa dipende dalle dimensioni della preda. Anche l’attività predatoria è variabile: il massimo si raggiunge in Luglio, mentre a Gennaio cala sensibilmente.
Le immagini di questo articolo sono tratte da Aqva n.3 del 15 luglio 1986, escluso ove indicato. Articolo a cura di Maurilio Cipparone. L'immagine sotto il titolo è di Alfonso Mongiu; i disegni sono di Franco Testa.
BIBLIOGRAFIA
- Carles Calvet - Borehole site-selection in Naticarius hebraeus (Chemnitz in Karsten, 1769) (Naticidae: Gastropoda)?
- Negus M - An analysis of Boreholes drilled by Nautica catena in the valves of Donax vittatus. In: Proceeding malac. Soc. London. n. 41 del 1975.
- Aqva n. 3 del 15 luglio 1986. Articolo a cura di Maurilio Cipparone.
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